Derive Taoiste

Membra orbitano senza peso
scolpite in arabeschi effimeri
oscillando in geometrie mute
tra implosioni e respiri.

Il battito è un mormorio siderale
che disfa e si ricompone
in onde che piegano
echi di un silenzio a espandere.

Dissolvono linee oblique
tracce spettrali su superfici mute
curvature e flessioni
abbandoni che tornano in cerchio.

Carne contro carne
ossa contro ossa
incendiano passioni
in sconfinati mari
rossi porpora di Tiro.

Una donna passa
con la frutta sulla testa
alcuni la ricordano
per altri è cosa nuova
è la stessa di sempre?

La gravità è un ricordo stanco
l’aria un mantello che vibra
siamo lo slancio prima del crollo
l’eterno frangersi dell’essere.

Dov'è la strega che comandava i colori?
Chi riempirà le nostre fenditure adulte?

Nubi basse chiamano a raccolta
acque che non oppongono resistenza
pigmenti piovono
a scavarci d'essenze
di cobalto e verderame.

Il Tao è la porta del possibile
il vuoto che accoglie e genera
è l’assenza nera ebano
l’ombra che risponde
alle lame del mattino
all'indaco della sera.

Sostiamo nell’intervallo tra i moti
oscilliamo tra essere e non-essere
tra la curva del vento e il peso del nulla
privi di margini e di centro
in un primo di marzo
che arma legioni di margherite
e fili d'erba nel cemento.

Brume erranti siamo
passando tra le cose senza possederle
fatti dello stesso carbonio della pietra
dell'atmosfera
degli oceani
della terra.

Assenza che genera forma
vuoto in cui ogni eco si smorza
silenzi che suonano la resa del tempo.

Il grande cammino è semplice
ma la gente ama i sentieri tortuosi.

Agisci senza agire
occupati senza occuparti
assapora ciò che non ha sapore
spezza la trave di colmo
solo attraversa.

Chi confina in dighe a fermare
ignora due volte.

Chi si fa letto di fiume
conosce la pienezza del vuoto.

Lascia che le cose accadano.

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